La parola “tradimento” ha diversi significati: deriva dal latino “tradére” che vuol dire “consegnare” , influenzato dall'uso peggiorativo della tradizione evangelica - narrata da Luca - nell’ambito della quale Gesù viene consegnato ai Romani, quindi “tradito” da Giuda.
Ed è proprio stato questo tradimento a diventare l’archetipo di ogni altro atto simile, a seguire: un comportamento considerato da tutti inaccettabile, un gesto deplorevole universalmente riconosciuto (almeno nella tradizione cattolica, ma non solo) nel quale il discepolo praticamente mette a morte Gesù Cristo, tradisce la sua fiducia, la sua lealtà, il suo amore.
I vangeli, pertanto, parlano di tradimento sottolineando tutti i connotati etici negativi dell’azione: esercitarlo nei confronti del Messia si è trasformato nel massimo dell’esecrazione umana possibile.
Tradire significa anche “Venire meno ai propri doveri più sacri, mancando alla fede debita o data, a impegni presi solennemente, alla fiducia che altri ha in qualcuno”.
Addentrandoci in terreni di pensieri piu sconosciuti la si può invece considerare esperienza profonda, insita nella maggior parte di noi esseri umani; in pratica - e per paradosso, al converso - una possibilità di apprendimento.
Il tradimento è per sua natura una atto di relazione: nasce e prende forma esclusivamente nei luoghi nei quali è presente il rapporto con l’altro, e ad essere deluse (tradite) sono fiducia e aspettative.
Per tradire è necessario prima “appartenere”, e risulta fondamentale un legame connotato da una relazione fiduciaria consapevole e volontaria.
Quindi, il tradire nasce da una condivisione e da una appartenenza: ciò che viene tradita è la sacralità del “noi”, la reciproca appartenenza come ad esempio la condivisione di un segreto, di un ideale: oltre il proprio partner si può tradire un gruppo, una religione, delle idee politiche.
Il tradimento è l’incubo delle grandi aziende verso i propri dirigenti: chi fa la spia si rivela una rovina laddove la coesione rappresenta un tratto fondamentale del comune agire.
La conseguenza è che chi tradisce, chi si allontana da un gruppo o da una comunità (di qualsiasi tipo la si intenda) è considerato un reietto, ed è tale in nome di aspettative relazioni e emotive condivise.
Non si può essere traditi in una relazione nella quale non si accetti reciprocamente il vincolo di fiducia.
Dove si verifica il tradimento preesistono e coesistono interrelazioni connotate dalla fiducia e da aspettative di lealtà, ed è per questo che subire un tradimento comporta conseguenze drammatiche che ci colpiscono inaspettatamente, eventi che si verificano proprio quando ci si fida - e affida - all’altro nei luoghi della mente e del cuore, siti nei quali è la fiducia a dominare: un’aggressione interna alla relazione in grado di frantumare il rapporto e l’immagine che ognuno ha di sé.
Una cosa è certa: nelle relazioni il tradimento lede il rapporto a due, rompendo il patto garante dell’intimità e della complicità: uno “spartiacque” nel quale prendono forma un prima e un dopo, un’azione che lede l’unità sociale e familiare capace di intaccare la dignità del partner distruggendo quanto fino a quel momento si era condiviso.
Tutte le forme di tradimento presuppongo l’uscita da un luogo comune; non tanto una aggressione al Tu, ma un’azione diretta verso l’allontanamento dal rapporto, dal NOI.
Anche se l’azione del tradire non è stata compiuta in modo consapevole o determinata dal desiderio di voler distruggere quella relazione, la necessità di una ridefinizione è urgente.
Il traditore e il tradito non saranno più gli stessi: qualcosa di grave è accaduto, molto è cambiato ed è necessario saper leggere con uno sguardo nuovo il significato degli eventi, a volte raccontandosi di nuovo e daccapo tutto il passato relazionale sotto la lente d’ingrandimento di questa nuova situazione relazionale.
Tutto quello in cui si era creduto sembra non aver più alcun valore, e quasi sicuramente è proprio così. A prendere velocemente corpo è la sensazione di vulnerabilità, di fragilità umana, con l’annessa possibilità di essere lasciati e abbandonati: tutte le certezze relazioni, reali e ideali, si scompongono fino a perdere definizione.
La nebbia di questi vissuti emotivi assume nel tempo colori diversi: in alcuni momenti diventa rossa come la rabbia verso di noi per aver creduto, per esserci fidati, per non aver immaginato; può anche assumere i tratti del porpora: una tonalità più scura che rivela tutto il livore verso chi ha tradito, ha rotto il patto, ha deciso di andare altrove, lontano dal Noi.
Oscillando tra il sentirsi in balia dell’ingiustizia esistenziale e il desiderio di vendetta è possibile (ri)trovare un equilibrio accettando il sé tradito e la vulnerabilità delle relazioni umane.
E’ importante riconoscere che, proprio perché vissuto nella relazione, il tradimento ha due protagonisti: il traditore e il tradito, figure che hanno collaborato entrambe alla rottura del patto.
Ci si incontra in un luogo comune, uno spazio nel quale albergano fantasie, promesse e proiezioni che non sempre fanno coincidere le interpretazioni di quanto accade.
Un luogo di vita nel quale l’agire di uno si incontra - e si scontra - con l’agire dell’altro, in una relazione sempre circolare nella quale è veramente difficile capire il punto di partenza; un luogo nel quale quando accade, anche se determinato attivamente, i criteri di significato non coincidono.
Aldo Carotenuto, in “Amare e Tradire” (1996, pag. 188), sostiene che l’adulterio “può essere lo spunto per fare finalmente chiarezza nella coppia. E a ben vedere il tradito non è solo la vittima; è colui che chiude gli occhi e che demanda all’altro la responsabilità.”.
Alla base del tradimento vi è una moltitudine di motivazioni. Vediamo le più comuni e diffuse.
Tradire per sentirsi indipendenti, per affrancare la propria personalità: un gesto dimostrativo all’insegna dell’estraneità, finalizzato a dimostrare la separatezza dall’altro, la propria autonomia.
A volte tradire corrisponde al bisogno di cambiare, di modificare il proprio modo di vivere, di (ri)pensarsi.
Chi vuole cambiare questo aspetto del proprio esistere solitamente tende a sfrondare abitudini, andando alla ricerca di significati personali lontani dall’universo abituale. Questo cambiamento trasforma l’altro ai nostri occhi, facendolo apparire imprevedibile e minaccioso rispetto ad una stabilità che vorremmo diversa, connotata da ben altri significati, soprattutto fisici.
L’atto del tradimento richiama alla condizione di incertezza racchiusa nell’altro, riporta alla sua presenza in relazione ad altri oltre cha a noi, alla consapevolezza di non poter mai conoscersi fino in fondo, totalmente e in modo trasparente.
Tornando ai protagonisti della nostra storia: Eleonora e Marco. Due vite e un grande amore, collaudato nel tempo. Improvvisamente nella coppia l’infedeltà e con lei la possibilità per loro di compiere un viaggio negli abissi emotivi della loro identità, per poi risalire alla luce con nuove consapevolezze.
E’ proprio la possibilità di entrare con tutti noi stessi in quella delusione così profonda che l’altro con il suo gesto ci regala, che può dare inizio al nostro percorso di individuazione (Hillman) e che può trasformare un evento così doloroso – qual è quello di “essere traditi” – in un “regalo incartato male”.
L’illusione che cade lascia spazio alla solitudine interiore e apre le porte alla luce del nostro Io.
Roberta Manca. Psicologa, Psicoterapeuta formata presso la Scuola di Specializzazione ASPIC, Educatore Professionale, Counselor per l’Età Evolutiva, Mediatore Familiare in formazione e Formatore. Ha partecipato al Master in Sessuologia Clinica. Specializzata in dinamiche di coppia e nel sostegno genitoriale, è esperta nei temi inerenti l’infertilità e la procreazione medicalmente assistita, si occupa di sostegno alla genitorialità biologica e adottiva. Docente in tema di resilienza, affidamento ed adozione presso l'ASPIC e del modulo "La comunicazione efficace nella mediazione dei conflitti relazionali” nel Master Annuale in Counseling Psicologico e Tecniche di Coaching ASPIC.
Inoltre è specializzata all’Università Cattolica Sacro Cuore di Roma sulla dipendenza da Internet e Gioco D’azzardo, ritiro sociale e cyberbullismo. Ha preso parte, inoltre, al corso di perfezionamento in Psico-Oncologia. Da diversi anni conduce gruppi di empowerment al femminile e di drammaterapia. Da gennaio 2016 gestisce lo sportello di ascolto all’interno del progetto “Diamoci una mano”, in collaborazione con la diocesi di Roma.
Pubblicato il 13/04/2018 alle ore 13:18
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