La ricerca del lavoro è un’attività che quasi tutti, almeno una volta nella vita, ci siamo trovati ad affrontare. Ultimamente, poi, la precarietà del lavoro costringe spesso a rimboccarsi le maniche per rimettersi pazientemente in cerca.
Le variabili che influenzano la capacità di trovare un lavoro sono molte. Alcune sono di tipo oggettivo, come la disponibilità del mercato ad assorbire la forza lavoro, altre sono più legate alla sfera soggettiva, come il proprio curriculum, la capacità di proporsi o di scegliere i settori in cui promuoversi.
Il comportamento legato alla ricerca di lavoro è il risultato di un processo dinamico in cui un individuo mette in atto una serie di scambi sociali allo scopo di ottenere un impiego (Barriga, 2006). Anche quando facciamo tutti la stessa cosa, come pubblicare un’inserzione o preparare un curriculum, ognuno di noi tenderà a farla in modo diverso, secondo le proprie uniche inclinazioni. Gli elementi unici che inseriamo nella nostra ricerca di lavoro, possono essere in grado di condizionarne i risultati. Anche la veste grafica di un curriculum può essere l’elemento di distinzione che ci favorisce nell’ottenere un impiego.
Kanfer e colleghi (2001), hanno identificato alcune variabili in grado di influenzare i comportamenti legati alla ricerca di lavoro: tratti di personalità, aspettative, autovalutazioni, antecedenti situazionali, motivazione e variabili biografiche (età, sesso, istruzione, ecc...). In particolare la loro analisi ha messo in evidenza che, come suggerisce il senso comune, ottiene più facilmente un impiego chi mette in atto più comportamenti legati alla ricerca di lavoro.
Il tempo che impieghiamo a trovare un lavoro, quindi, non è un elemento trascurabile. Più ci coinvolgiamo in questa attività, più è possibile venire in contatto con eventuali occasioni.
Altri ricercatori hanno considerato altre differenze individuali nelle strategie adottate per cercare un lavoro. Barriga (2006), prende in considerazione la Foraging Theory, una teoria che spiega come gli individui scelgono e perseguono opzioni e alternative. In linea generale, alcuni individui si pongono obiettivi ristretti, molto definiti ma poco flessibili. Altri individui, invece, si pongono obiettivi ampi e duttili.
Basandosi sulla Foraging Theory, Wieczorkowska e Burnstein (2004) hanno trovato che gli individui che tendono a formare obiettivi ampi, ottengono di più quando le opzioni sono scarse o imprevedibili. Al contrario, quelli che tendono a formare obiettivi ristretti riescono meglio quando le opzioni sono abbondanti o prevedibili. Quando si è a caccia di lavoro, dunque, chi fissa obiettivi ampi trova lavoro più velocemente degli altri, perché ha costi di ricerca maggiori ed è meno rigido nella scelta del tipo di lavoro.
Su un contesto di maggiore o minore bisogno di forza lavoro si dipanano le nostre caratteristiche individuali e le nostre scelte, che possono influenzare le possibilità di trovare un impiego. Quali sono le strategie migliori? Discutine sul forum ASPICommunity.
Pubblicato il 12/10/2009 alle ore 07:00
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