Gay pride, visibilità LGBT+ e benessere psicologico

A cura di Melania Gabriele, psicologa, psicoterapeuta, operatrice del Centro d'Ascolto Psicologico di Aspic Psicologia

Essere se stessi in un mondo che cerca continuamente di cambiarti è la più grande delle conquiste. (R. W. Emerson)

Cos’è il mese del pride? 

In tutto il mondo giugno è il Pride Month (il mese del Pride), dedicato all’orgoglio delle persone LGBT+, alla parità di diritti di genere e all’amore in ogni forma. 

Come ha avuto origine?

Il 28 Giugno del 1969 la polizia di New York si reca allo Stonewall Inn per effettuare una delle allora frequenti retate all’interno dei locali LGBT+. All’epoca non era consentito vestirsi con abiti non conformi al proprio genere (cross-dressing) e quindi, le persone che non avevano un abbigliamento adeguato al genere che la società gli aveva attribuito venivano arrestate. Quello che successe di diverso quella volta fu la reazione dei presenti che, stanchi di doversi sempre nascondere e stanchi di dover subire i continui soprusi e le ingiustizie, si ribellarono alla polizia. Vi fu una vera e propria sommossa con scontri e feriti da entrambe le parti. 

Questo episodio darà inizio a quelli che sono comunemente conosciuti come Moti di Stonewall poiché, a partire da quella notte e per i giorni successivi, le persone iniziarono a raccogliersi e manifestare prima all’esterno del locale e poi per le strade di New York per affermare che esistevano, che non si volevano più nascondere e che anzi erano orgogliose di essere ciò che erano

Cominciano quindi a nascere i primi slogan che affermano che essere gay è qualcosa di bello e di cui essere orgogliosi. Nel corso del tempo quelle manifestazioni si sono trasformate in parate, si sono diffuse in tutto il mondo e sono quelle che oggi conosciamo con il nome di Gay Pride

L’importanza dell’orgoglio LGBT+ per il benessere psicologico

Per secoli, le scarse conoscenze sulla sessualità umana hanno portato le persone a pensare che le uniche identità di genere fossero quella maschile e quella femminile e che l’unico orientamento sessuale possibile, o comunque giusto, fosse quello etero. Tutto quello che non rientrava in queste rigide categorie era visto come qualcosa di malato e/o non desiderabile, tant’è che per lungo tempo le persone non etero sono state perseguitate e punite, si è tentato di curarle con l’elettroshock e le cosiddette “terapie riparative”, sono state discriminate ed è stato chiesto loro di nascondersi. Purtroppo, tutto questo accade ancora oggi: in alcuni Paesi del mondo le persone LGBT+ sono perseguitate e punite, alcuni approcci terapeutici e credenze religiose si propongono di curare le persone LGBT+ e quotidianamente molte persone vengono discriminate, offese e picchiate per il fatto di essere LGBT+.

Tutto ciò accade anche se ormai è noto che l’orientamento sessuale e, più in generale, l’identità sessuale di una persona possono essere molto più fluidi di quanto si è creduto per anni e che, quindi, non c’è nulla di sbagliato o di malato o di peccaminoso nel non essere eterosessuale.

Sappiamo inoltre che il contesto sociale caratterizzato da pregiudizio, rifiuto e discriminazione in cui le persone LGBT+possono trovarsi a vivere è la causa del disagio e delle difficoltà che tali persone devono affrontare. In altre parole, se vivessimo in una società che considera l’identità sessuale per quella che è, ovvero sempre valida qualunque essa sia, nessuno soffrirebbe per il fatto di essere lesbica, gay, transgender, bisessuale o altro.

Invece, per il fatto di vivere in una società ad oggi profondamente ancorata a convinzioni errate, le persone LGBT+ (come tutte le persone che appartengono ad una minoranza socialmente rilevante, sia essa etnica, culturale, religiosa o sessuale) sono sottoposte in maniera continuativa a quello che in ambito psicologico è conosciuto con il nome di minority stress.

Il minority stress definisce le fonti di stress che tali persone devono fronteggiare ogni giorno,  dagli eventi e le condizioni esterne(es. discriminazioni, offese, violenze) a tutto quello che da ciò deriva:  lo stato di allerta continuo in cui essi vivono per la paura di subire offese e/o violenze; il dover nascondere agli altri la propria identità sessuale(e quindi il fatto di non potersi mai sentire completamente rilassati e liberi di essere se stessi); il pensiero introiettato dalla società di essere sbagliati, di valere di meno rispetto agli altri, di dover compensare la grave mancanza di non essere come tutti gli altri (omofobia interiorizzata). 

Tutto ciò ha ripercussioni enormi sia sulla salute fisica che su quella psicologica(maggiori disturbi cardiovascolari, maggiori possibilità di sviluppare malattie degenerative, depressione, ansia, tentativi di suicidio, sentimenti di inferiorità, vergogna, ecc.). 

E quindi il pride? 

Il ruolo del Pride è sia quello di accendere i riflettori sulle discriminazioni e sulle violenze nei confronti delle persone LGBT+, sia quello di aumentare la visibilità e promuovere l’autoaffermazione, la dignità e i diritti delle persone LGBT+.

Tutti noi abbiamo un bisogno che sta alla base della nostra esistenza che è quello di essere visti riconosciuti tanto dalle persone per noi significative (famiglia, amici, partner, ecc.) che dal contesto in cui viviamo (lavoro, società, ecc.). Quando ciò non accade perché ci viene chiesto di nascondere una parte di noi stessi, di viverla in disparte, di non parlarne e non viverla con serenità e gioia, viene intaccata una parte nucleare dell’identità della nostra persona. Ovvero una parte intima e potente di noi stessi ci invia continuamente un messaggio che ci dice che siamo persone inadeguate, sbagliate, che non meritiamo di vivere liberamente, ecc.

Potete immaginare cosa questo significhi per chi si ritrova a vivere in questa condizione? 

Nel corso delle parate del Gay Pride, le persone che solitamente vengono discriminate e che sono spinte a nascondersi manifestano proprio il bisogno di mostrarsi per ciò che sono e la gioia di poterlo fare. Il Pride è movimento di rottura gioiosa: si scende in piazza per manifestare la gioia che si prova nell’essere semplicemente se stessi. E per questo colpisce ed è ancora più assurdo pensare che ancora si parli del fatto che dovrebbe essere una manifestazione sobria(qualsiasi cosa si intenda con questo termine) quando il motivo per cui esso esiste è proprio dare un segno di rottura e la possibilità di mostrarsi per come si è, per esempio vestendosi nel modo in cui ci si sente maggiormente a proprio agio. Bisognerebbe smettere di chiedere alle persone di apparire conformi, perché è la norma che prevede che dobbiamo essere tutti uguali ad essere sbagliata e a creare il disagio psicologico, e non le persone e il modo in cui esse sono. 

Oltre a tutti i motivi appena elencati, il Pride serve anche e soprattutto alle persone che ancora non possono parteciparvi, che non si sentono libere di potersi esprimere e mostrarsi. Per loro il Gay Pride è la dimostrazione che qualcosa di diverso è possibile e che non bisogna necessariamente conformarsi alle norme sociali che provocano estrema sofferenza per chi non vi rientra.

E’ questo uno dei motivi per cui anche le persone etero manifestano insieme alle persone LGBT+: per sostenere una comunità che chiede di essere vista, per sostenere la loro richiesta di diritti e parità, per poter trasformare una narrazione discriminatoria e tossica in una narrazione di gioia.

Pubblicato il 16/06/2021 alle ore 23:03

Gay pride (1), Lgbt+ (1), Pride month (1)

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