È online l’articolo ASPIC di questo mese, dal titolo “La psicologia nel contesto dell’emergenza”. L’articolo, del dr. Andrea Giammaria e della dr.ssa Cristiana Brué, inizia descrivendo l’impatto che gli eventi calamitosi hanno sulla popolazione colpita. Al di là delle caratteristiche oggettive dell’avvenimento, esistono numerose variabili che concorrono allo strutturarsi di una situazione critica per gli individui, i quali necessitano di interventi di supporto psicologico tempestivi e mirati.
In situazioni disastrose e traumatiche gli individui necessitano di un intervento tempestivo che riguardi anche la sfera psichica, data l’intensità e la gravità degli eventi subiti (perdita della propria abitazione, ruolo sociale, lutti, menomazioni…). Un rapido ed efficace intervento, che abbia cura anche della salute mentale della popolazione colpita, ha una importanza capitale nella prevenzione dell’insorgenza di disagi psicologici maggiori (reazioni di stress post traumatico, disturbi d’ansia, depressione, abuso di sostanze).
La psicologia dell’emergenza è un consolidato settore della psicologia che si occupa degli interventi clinici e sociali in situazioni di calamità, disastri ed urgenza. Più in generale, è la disciplina che studia il comportamento degli individui, dei gruppi e delle comunità in situazioni di crisi ed affronta tutti gli aspetti comunicativi, sociali, organizzativi, di pronto soccorso psicologico e di supporto sulla scena del disastro.
L’intervento di uno psicologo in quest’ambito si estende lungo tre aree: clinica, di comunità e di gestione amministrativa.
Per quel che riguarda il primo aspetto, il servizio è teso principalmente a gestire tutte quelle reazioni emotive immediate e normalmente conseguenti all’evento calamitoso. In questo contesto vanno anche individuati i soggetti che rischiano di sviluppare sintomi psicosociali gravi e vanno supportati gli operatori del soccorso (Vigili del fuoco, operatori del 118, protezione civile).
Gli interventi, individuali o di gruppo, mirano alla gestione dello stress e dell’intenso carico emotivo sperimentato, all’individuazione ed all’eventuale invio di persone gravemente traumatizzate a strutture idonee, poiché la maggior parte del lavoro avviene in contesti non clinici (tende della protezione civile, centri di emergenza).
Gli interventi dello psicologo dell’emergenza in ambito comunitario partono dal presupposto che sia le persone che i gruppi sono inseriti in un più ampio contesto sociale. Per favorire il superamento delle criticità legate all’emergenza, quindi, è fondamentale coinvolgere le vittime nei processi di ricostruzione e di ripristino della normalità, in modo da renderli soggetti attivi e nuovamente consci del loro potere sugli eventi esterni.
Nell’area amministrativa lo psicologo dell’emergenza agisce soprattutto per coordinare le risorse e gli interventi contemporaneamente attivi nei centri presenti in varie zone del territorio, per monitorare la situazione psichica delle persone coinvolte nel disastro, per programmare, insieme ai servizi sociali locali, interventi a lungo termine.
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Pubblicato il 27/07/2009 alle ore 07:00
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