La pubblicazione dei documenti diplomatici degli Stati Uniti effettuata da WikiLeaks ha creato ansia in tutto il mondo. Molti si chiedono quali saranno le conseguenze della divulgazione di tali documenti, mentre WikiLeaks difende il suo diritto a fornire un'informazione trasparente.
Il dibattito è aperto e si sviluppa su giudizi di valore che esulano dalle questioni affrontate da un sito dedicato alla Psicologia, al Counselling e alla Psicoterapia. All'interno di queste cornici teoriche è interessante, invece, riflettere sulla motivazione che spinge qualcuno a diventare un "leaker". Cosa spinge delle persone "comuni" a rivelare delle informazioni riservate, affrontando tutti gli eventuali rischi di tale scelta?
WikiLeaks è un'organizzazione internazionale che riceve in modo anonimo documenti coperti da segreto e li mette in rete sul proprio sito web. Il nome, infatti, deriva dall'inglese "leak" (perdita, fuga di notizie). L'organizzazione si occupa di verificare l'autenticità del materiale che riceve e di pubblicarlo mantenendo l'anonimato degli informatori (e di gran parte dello staff del sito), con lo scopo ultimo di garantire la trasparenza dei governi (da Wikipedia).
Le motivazioni che spingono qualcuno a rivelare le informazioni riservate di un governo o di un Paese possono essere molte. Kerry Sulkowicz, psichiatra e psicoanalista che si occupa di psicologia del business e delle organizzazioni, ha recentemente affrontato l'argomento in un post sul famoso Reuters.
Sulkowicz prende in considerazione due diverse motivazioni. Da un lato, la spinta alla fuga di notizie può venire dal desiderio di mettere in luce i comportamenti immorali dei governi e delle grandi organizzazioni o di ribellarsi verso l'autorità. La convinzione di operare per fare "la cosa giusta" può rappresentare una potente motivazione.
Contemporaneamente, secondo l'autore, se si guarda alla diffusione di informazioni riservate eliminando i giudizi di valore (bene/male) si può intravedere un gesto narcisistico. Alcuni leakers, infatti, possono essere travolti dall'interesse del pubblico e conquistare un'improvvisa notorietà. È giusto anche considerare, però, che molti leakers rimangono anonimi e il loro interesse non è evidentemente quello di mostrarsi al pubblico.
Il fornire informazioni riservate può essere considerato un atto narcisistico? Quali sono le motivazioni che possono spingere qualcuno a favorire la fuga di notizie, magari affrontando dei rischi?
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Pubblicato il 02/12/2010 alle ore 07:00
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